La Sneak Peaks 2024, è una gara ciclistica su itinerario predefinito, unsupported e single-stage (senza stop orario ai check point) attraverso le Alpi in Italia e Slovenia seguendo un itinerario ad anello, in senso antiorario, che parte ed arriva a Bolzano.
Leggiamo come sono tornato a casa in treno, a tappe.
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Introduzione
A questa pagina potete trovare un’ampia introduzione alla Sneak Peaks 2024, evento ciclistico su itinerario predefinito, unsupported e single-stage (senza stop orario ai check-point) attraverso le Alpi seguendo un itinerario ad anello, in senso antiorario, che parte ed arriva a Bolzano sconfinando in Slovenia e Austria, seguendo percorsi gravel, single e double track, strade asfaltate e vecchie mulattiere.
Vengono attraversate Dolomiti, Alpi Carniche, Alpi Giulie e il parco del Tricorno (Triglav in sloveno), per poi tornare a Bolzano seguendo una traccia grosso modo parallela al confine italo-austriaco, visitando luoghi carichi di storia, soprattutto legata ai due conflitti mondiali e alla Guerra fredda.
Per la mia partecipazione ho deciso di percorrere il tracciato denominato ADVENTURE: 1.093 Km e 38.920 m D+, partito da Bolzano alle ore 8:00 di giovedì 5 settembre 2024.
Vediamo com’è andata leggendo questo articolo.
Sneak Peaks 2024 – Tornare a casa in sella?
Come da tradizione, la mia ingordigia mi porta sempre a considerare la possibilità di tornare a casa in sella, dopo un trail in Italia, come spesso faccio cicloturismo quando sono all’estero. Stavolta l’opportunità era concreta, perché da Bolzano, o da Trento, è possibile ridurre la distanza da Roma a circa 800 Km e il dislivello a circa 10.000 m D+.
Il vero scoglio è l’Appennino tosco-emiliano, che avrei voluto valicare seguendo i 100 Km della “Via della lana e della seta”, che va da Bologna a Prato in variante gravel, MTB ed escursionistica.
Ho anche avuto il weekend di ozio per ritemprarmi, ma alla fine il viaggio (meteo permettendo!) mi avrebbe richiesto più o meno il resto della settimana. Ho, invece, preferito prendere altri impegni.
Qualche riflessione
Il panorama che scorre velocemente dal finestrino offre un prepotente richiamo, ogni stazione sarebbe stata una tappa del mio viaggio su due ruote. Le nuvole che si addensano, però, mi fanno riflettere.
Un po’ di rammarico c’è comunque, seppure abbia percorso la distanza da Roma al Lago di Garda nel 2017, durante la seconda edizione dell’Italy Divide, pedalata facendo da zavorra a Livio Cerquoni.
Tra l’altro, anche quello fu un evento temprante, che ci vide affrontare pioggia, basse temperature, neve e nebbia, tutti elementi che, durante il trascorso Sneak Peaks 2024, ho rivissuto amplificati.

Il rientro a tappe
Insomma, per non sprecare tempo a smontare e rimontare la bici (tanto più che, a Roma, la metro chiude presto per lavori e avrei faticato a riportare a casa la bici smontata, o rischiato qualcosa a rimontarla nella casbah di Termini), scelgo una combinazione di treni regionali più Intercity.
A questo paragrafo di un precedente articolo ci sono alcune foto della mia bici smontata e imbarcata su Italo Treno, classe business, la più spaziosa per il bagaglio. Prenotando in anticipo, con circa 40€ si copre l’intera tratta.
Il primo treno di ritorno, da Trento (raggiunta da Bolzano con un Regionale per pendolari, di quelli con spazio risicato per le bici), mi ha portato a Verona, visitata da bambino e lambita durante il citato Italy Divide, ma che stavolta ho potuto visitare in lungo e in largo, compreso il Castel San Pietro, da cui si gode una splendida vista della città.
Un consiglio: poiché vicino al castello si trova un camping, se vi recaste nel capoluogo scaligero in camper, NON SEGUITE GOOGLE MAPS o vi troverete incastrati in viuzze larghe meno di due metri che si inerpicano alla fortezza, come capitato a chi mi precedeva!



Cicloturismo a Verona
La città è affollata di turisti, una manciata dei quali anche in bici, carichi di bagagli. La stagione, schivando le allerte meteo, consente agevoli viaggi e molti approfittano dell’intermodalità treno+bici.
- Sui treni regionali del Nord Italia, quelli provenienti dal Brennero, c’è una vera e propria bike area in cui la capienza è per decine di bici, da collocare nelle valide rastrelliere verticali;
- sugli Intercity, comunque benedetti, lo spazio si riduce a sei posti, ma stavolta – nonostante fosse di lunedì, e quindi al di fuori del classico affollamento da weekend – a Bologna ci siamo trovati in otto, senza rimostranze del capotreno.


L’offerta di posti sui treni
Insomma, il mercato si sta evolvendo, mentre domanda e offerta si inseguono. Non conosco se c’è vantaggio economico per Trenitalia ad approntare questi spazi, visto che il guadagno è sul biglietto del passeggero e non sui 3,5€ della bici, però qualcosa si smuove. È pur vero che l’Intercity impiega più tempo del suo omologo treno a scompartimenti di almeno 30 anni fa, ma non si può avere tutto!
Ho poi scoperto che questo fattore dipende dall’aver depotenziato e limitato a 200 Km/h di velocità massima i vecchi ETR 500 di fine anni Novanta, per continuare a sfruttare i circa 30 locomotori acquistati a suo tempo.
Il costo complessivo dei biglietti di ritorno – tre regionali e un intercity – ha superato gli 80€. Sicuramente è più economico viaggiare sull’alta velocità, avendo tempo e modo di smontare e impacchettare la bici, confidando sempre sulla benevolenza dei capitreno.
Un incontro fortuito
Combinazione ha voluto che sul mio stesso treno ci fossero due cicloturisti tedeschi, amici di Raphael, l’organizzatore dello Sneak Peaks. Carramba! Il loro treno cuccetta è stato soppresso per maltempo e si sono organizzati per raggiungere Napoli con treni diurni. Sono simpatici e ben organizzati, si divertiranno.

La ciclabilità in alcune città del Nord Italia
Vorrei spendere, inoltre, qualche parola sulla ciclabili presenti nelle città del Nord. In particolare, parlerò di Bolzano, Trento e Verona, paragonandole a Roma.
Pedalare a Bolzano
Di base, il problema principale è sempre far convivere mezzi diversi quando non c’è spazio per tutti.
In centro a Bolzano, infatti non ci sono molte piste ciclabili, quanto piuttosto percorsi ciclabili o ciclopedonali. Inoltre, sono presenti divieti di transito e accesso “eccetto bici”, che evitano lunghi giri, se si ha la dovuta prudenza.
Discorso a parte sono le ciclabili extraurbane, quella sul lungo Tavera e quelle sulla sede ex ferroviaria lungo l’Isarco, utili a congiungere alcuni paesi periferici e addirittura utilizzate (in modo un po’ prepotente) come pista di allenamento dei ciclisti da strada. Le normali strade extraurbane sono strette e bisogna confidare nel buon senso e nel rispetto delle regole da parte degli automobilisti, spesso entrambi presenti.
A Bolzano, non ho avuto mai percezione di pericolo nella circolazione.

Pedalare a Trento
Trento, al contrario, è più grande e trafficata di Bolzano e qui i percorsi ciclabili sono stati ricavati togliendo spazio ai pedoni, costringendo i ciclisti ad andature da passeggio su saliscendi su marciapiedi e continui attraversamenti, mantenendo una costante vigile attenzione.
L’automobilista, fiero di aver ghettizzato il ciclista, può così inveirgli contro anche se, non percorrendo le ciclopedonali, questi è comunque rispettoso del codice della strada.
“i velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono, salvo il divieto per particolari categorie di essi”
Comma 9 dell’art. 182 CdS
Il CdS menziona espressamente piste riservate ai velocipedi e una pista ciclopedonale non lo è, popiché promiscua alla circolazione dei pedoni. Inoltre, durante l’uso di una pista ciclopedonale il ciclista deve procedere a velocità che non superi i 10 Km/h, per non mettere a repentaglio l’incolumità (propria) e delle persone.
Si tratta di una questione spinosa: deve il ciclista rinunciare a parte della sua agilità di spostamento, per ridurre i disagi psicologici di automobilisti comunque bloccati nel traffico? A Trento, per un distorto rispetto delle regole, parrebbe di sì.
Itinerari da studiare in anticipo
Il tentativo di agevolare il ciclista si sostanzia nella realizzazione di itinerari numerati che, se studiati in anticipo, potrebbero agevolare la percorrenza. Soluzione poco utile a chi è di passaggio, però.
Non ho sperimentato le strade extraurbane in ingresso e uscita dalla città, spingendomi solo in periferia, per raggiungere la quale resta la possibilità delle arzigogolate ciclopedonali.
Qui, probabilmente, l’esperienza e la conoscenza del territorio darebbero modo di scegliere l’itinerario migliore per sé.
Pedalare a Verona
A Verona vale un po’ il discorso di Trento, amplificato dalle dimensioni della città e mitigato dalla larghezza di strade e marciapiedi. Un forestiero riesce difficilmente ad intuire il percorso di suo interesse, trovandosi incanalato dove non dovrebbe andare. A quel punto, qualche infrazione riporta sulla giusta via.
L’area centrale pedonale, accessibile alle bici, è talmente piena di turisti da non essere sostanzialmente percorribile. Meglio, perciò, scegliere itinerari non turistici paralleli alle vie centrali.





Il paragone con Roma
E Roma? Non siamo messi poi così male. Quello che si può far valere nella Capitale sono il buon senso e il senso di aggiustamento delle regole. Gli automobilisti frustrati – che per primi non rispettano il codice della strada – solo in rari casi si permettono di pontificare, quando qualche ciclista al loro fianco cerca di sopravvivere alle ciclabili cervellotiche, agli attraversamenti ciclabili che richiedono più tempo del guado del Rio delle Amazzoni, ai veicoli che intralciano le sedi ciclabili riservate.
Il vantaggio, insomma, è che a Roma il ciclista può prendere ciò che c’è di buono, scartando il resto, subendo più l’invidia (per l’impunità che ha, nonostante il mancato rispetto delle regole) che la riprovazione sociale, inopportuna e ingiusta, come avviene in alcune città del Nord che ho visitato.
Altri articoli collegati
Vi ricordo che potete anche leggere:
- un’ampia introduzione all’evento;
- com’è stata la mia partecipazione all’evento;
- considerazioni e kit list.
Reminder
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