Rimini – Arezzo in bikepacking

Tempo di lettura: 13 minuti

Da Rimini ad Arezzo in bikepacking, in modalità treno + bici! La traccia l’avevo predisposta solo a grandi linee, è stata una scoperta.

Sono passato per San Marino, il monte Fumaiolo, la diga di Ridracoli, l’Alpe della Luna, Arezzo, il sentiero della bonifica, Chiusi, la Ciclovia del Sole e, infine, Orvieto.

RAM giorno 1: Rimini – Balze

Il mio computer è strapieno di tracce, di giri concepiti da me o copiati da altri. Quando percorrerle? L’opportunità va colta al volo, e così ho fatto per il weekend lungo del 2 giugno, con un ponte uscito quasi per caso. Per districarmi tra le numerose tracce, devo battezzare un nome per ciascuna “impresa”. Stavolta, il titolo è R.A.M. Tour (Rimini-Arezzo per i Monti). Giunto nel capoluogo toscano, però, ho deciso di spingermi verso Sud lungo altri itinerari ciclabili che non conoscevo o non ricordavo bene.

Memorie dell’Archeoride 2019

Non è la prima volta che mi avventuro in direzione del monte Fumaiolo, ma stavolta ho deciso di riprendere in mano un giro di un paio di anni fa, l’Archeoride fatto con Marco Alicino e Sandro Roads Haunters Vecchietti . In quella circostanza, ci dividemmo sulla via del ritorno e, mentre io e Marco ci dirigemmo a Sud, Sandro attraversò San Marino per piegare verso casa qualche chilometro più a Ovest. Quell’idea era rimasta sospesa, quindi ci avevo riflettuto e avevo anche aggiunto qualche altra fantasia, tipo attraversare l’Appennino partendo da Forlì, per toccare alcune località naturalistiche che mi incuriosivano.

Si parte da Rimini

Partiamo con ordine, però: Rimini! Raggiunta col treno da Termini delle 5.47, mi ha consentito di essere in sella per mezzogiorno per il tanto agognato tour Rimini – Arezzo in bikepacking. Il caldo era notevole, con un cielo velato solo dalla tanta umidità. Decido di attraversare San Marino, dalla quale mancavo da anni, e nella quale scopro che c’è un anello sentieristico che consente di non ripercorrere le viuzze affollate di turisti. Da lì, proseguo seguendo una traccia della quale ignoro l’origine… e che, infatti, essendo datata, dopo passaggi agevoli, mi porta in un lungo sentiero quasi abbandonato, che lascia nel morale e sulla pelle, parecchi graffi!!! Incontro varie piante di ciliegio, ma i frutti ancora non sono buoni.

San Leo e i calanchi della valle del Marecchia

Le sorti migliorano in vista di San Leo, perché percorro uno stradone che gira intorno alla rocca, passa tra i suggestivi calanchi della valle del Marecchia e mi porta al ristoro della simpatica Rosanna, che gestisce il B&B “Le due rocche”, molto frequentato da rocciatori delle vicine falesie. L’avvicinamento al Fumaiolo avviene dal versante opposto a quello che feci un paio di anni fa, ma comunque quasi tutto su asfalto. Traffico, pressoché assente. Il caldo si attenua e c’è un discreto vento, che muove una manciata di pale eoliche. Tra l’altro, vedendole da lontano, non avrei pensato di passarci accanto! Sembravano così in alto…

Finalmente a Balze

A Balze, in una piazza animata, ceno al Merendero. Non ho familiarizzato con gli altri tavoli… in realtà era un unico tavolone di gente del posto (romeni e locali) che stava chiacchierando. Ero curioso di sentire quello di cui parlavano, anziché diventare magari io oggetto di conversazione. Mi è sembrata gente genuina, lavoratori che non trovano nuovi dipendenti a causa dei disagi dell’agricoltura e dell’allevamento.

Riparto indeciso sul da farsi: alla fine, mi dirigo al rifugio libero Castello di Colorio, lussuosissimo e con acqua corrente, dove mi concedo un sonno ristoratore dopo 95Km e 2.700 m D+.

RAM giorno 2: Balze – Ridracoli

Alla fine la sveglia l’ho messa presto, mi sono anche svegliato all’alba, però poi sono rimasto a poltrire, come m’è capitato già altre volte. Tutto sommato, i chilometri da percorrere non sono molti (in teoria) e forse ho fatto bene così! Un viaggio qual è Rimini – Arezzo in bikepacking, d’altronde, ha anche bisogno di momenti di relax.

Il sasso che ride

Prima di tornare in traccia, mi concedo un’escursione al “Sasso che ride“, molto suggestivo. Credo che la zona del Fumaiolo meriterebbe di essere visitata anche a piedi, tenuto conto della chiara segnaletica CAI. Faccio colazione con torta alle pere cocomerine (rarissimo presidio slowfood!) al bar di Marco a Ville di Montecoronaro, dove incontro altri due cicloturisti, di Vicenza. In questa prima parte della giornata è quasi tutto asfalto e anche con molta discesa, finché, a Santa Sofia, non cominciano i saliscendi per Premilcuore.

Le “gole urlanti” di Premilcuore

Avevo sentito parlare di questa località ed è all’altezza delle aspettative! Del resto, le Casentinesi sono belle (a questa affermazione da parte di un amico, ho replicato: “Allora c’è figa!!!” E lui: “Le foreste…” Ma torniamo alla “cascata della sega” e alle “gole urlanti”, nei pressi del paese, attraversato dal fiume che le origina: spettacolari! Spero che le foto rendano l’idea.

Gole urlanti Premilcuore

Da Premilcuore, si ricomincia a salire, seguendo, più o meno, alcuni dei sentieri di una rete ciclopedonale tra Toscana e Romagna. In due circostanze, incontro una coppia di escursionisti. Alla seconda, li trovo di fronte a un bivacco forestale, dove si erano già sistemati alla grande. Resisto alla tentazione di dirgli che, per quella notte, sarei rimasto insieme a loro, e li lascio alla loro serata romantica. Tra l’altro, mi consigliano il ristorante “La vera Romagna”, a Biserno, dove sarei passato dopo parecchi chilometri di off-road. Il posto promette bene, ma è chiuso, così proseguo per Ridracoli, dove mi accoglie il lussuoso hotel-ristorante “Il palazzo”.

Vinco la ritrosia a fermarmi, poiché avrei preferito un posto più alla mano, ma non avendo alternative (se non il mio pasto di emergenza), mi adatto. Le porzioni, come temevo, sono scarse rispetto ai miei desideri, la qualità, buona ma non memorabile e una coppia sarda con cane (lei, iena ridens), veramente molesta. Qualche teoria psicologica ritiene che ci dia fastidio, ciò che invidiamo. No, confermo, è stata proprio molesta.

La vera Romagna a Biserno

Pernotto a Ridracoli

La giornata è stata con cielo velato e qualche goccia da condensa per il caldo. L’afa mi ha debilitato, ma ho retto grazie alla facilità di trovare acqua un po’ ovunque. Avrei dovuto fare scorte di cibo, sarebbe stata una cena migliore. In fondo, però, avevo raggiunto la mia meta e volevo tirare tardi, prima di dormire!

L’unico problema è stato che l’area della diga è chiusa dalle 22 alle 6 (cosa che non avevo letto sul loro sito web)… perciò, la cena mi è costata lo stare fermo abbastanza a lungo, fuori dai cancelli.

Concludo la giornata con 108Km e 3.000 m D+

RAM giorno 3: Ridracoli – Caprese Michelangelo

La sveglia, stavolta veramente all’alba, è stato uno spreco. Ho dovuto, infatti, aspettare l’apertura dei cancelli di accesso all’area della diga, che alle 6 non accennavano ad aprirsi. E per fortuna che è arrivato un pescatore del luogo, che ha suonato al guardiano, in quale presumo che fosse ancora addormentato!!! Il secondo problema, inoltre, è che il mio desiderio di visitare l’invaso a bordo di un battello poteva essere soddisfatto solo il pomeriggio di sabato. Che fare, attendere una mezza giornata a ciondolare in zona, o proseguire?

La diga di Ridracoli

Ho dato un’occhiata al museo della diga, scoprendo che è stata costruita tra il 1975 e il 1985, per soddisfare il bisogno di acqua potabile dei turisti in Riviera Romagnola. Poi, si è aggiunta la produzione idroelettrica. La costruzione dell’invaso, però, ha devastato l’ecosistema del fiume a valle, come mi ha raccontato il pescatore, mentre attendevamo il via libera per accedere.

Decido di partire: ci sono vari sentieri da seguire intorno al lago, ma l’esperienza di luoghi simili, incontrati nel mio viaggio lungo l’Alta Via dei Parchi, mi faceva temere grandi difficoltà in sella. In effetti, è stato così… sin da subito. Altro che mangia e bevi! Inoltre, ho anche deciso di fare alcune varianti alla traccia originale, che, comunque, non sapevo se fosse valida o meno. Il risultato è stato una grande scarpinata nella foresta, su di un sentiero che era segnato per MTB… Ma in discesa, e con la full! Io, ovviamente, l’ho fatto al contrario.

Si attraversa l’Alta Via dei Parchi (in MTB)

Poi, la seconda parte del mattino, dal passo del Mandrioli, ho ripreso un sentiero già affrontato con l’Alta Via dei Parchi (in MTB), ma non me n’ero accorto in fase di pianificazione. Insomma, niente di buono!!! Infatti, anche oggi porto nelle gambe, e nelle braccia, i segni della vegetazione.

Approvvigionamenti: per l’acqua non ho avuto problemi, ma ho sottovalutato il cibo. Per fortuna che avevo ancora un pasto di scorta, che mi ha consentito di arrancare fino a Ville di Montecoronaro, dove – alle 15.00 – trovo finalmente il primo rifornimento alimentare, dal già noto Marco.

La giornata, con la bici a spinta e il caldo elevato, è stata veramente dura, anche se l’ombra della foresta mi ha aiutato. Mi rifocillo, e aspetto che il sole cali un po’, col rumore di sottofondo di camion lavati con l’idropulitrice…

Alle sorgenti del Tevere

Poi, anche se inizialmente incerto a causa del caldo afoso, decido di salire di 500 metri fino alle sorgenti del Tevere e, da lì, alla cima del Fumaiolo (piuttosto anonimo, direi, ci sono giusto un cartello e un ripetitore) e, infine, proseguo per sentieri scassati (divertentissimi, anche con la mia bici) fino a riprendere la Tiberina, in direzione Sud. La mia tappa successiva è Caprese Michelangelo, paese natale del grande artista cinquecentesco.

La casa avita è chiusa, ma trovo la pizzeria “Il boschetto“, che emenda lo scarso menù di ieri sera con un lauto pasto! Anche troppo abbondante, a essere onesti, infatti non mi è agevole prendere sonno, nonostante la pedalata digestiva per trovare un luogo di bivacco.

Chiudo con 102km e 2.850 m D+

RAM giorno 4: Caprese Michelangelo – Chiusi Scalo

Decido di poltrire un’oretta in più. Il cielo, che nella notte è stato stellato, al mattino è coperto e c’è un vento che mi lascia qualche dubbio sul prosieguo della giornata. Ma siamo in ballo e si prosegue per il viaggio Rimini – Arezzo in bikepacking.

Visita di Sansepolcro

Faccio colazione a una stazione di servizio vicino Sansepolcro e prendo qualcosa anche per pranzo, ma poi faccio un breve tour per il centro storico della cittadina, ancora sonnacchiosa. Avrei dovuto vedere il celebre dipinto di Piero della Francesca, che ha salvato la città dalla distruzione, durante la seconda guerra mondiale, ma vanno fatte delle scelte, e il museo non è tra quelle, almeno oggi.

Verso l’Alpe della Luna

Da Sansepolcro, mi dirigo verso la riserva naturale di Alpe della Luna, dove, soprattutto, voglio andare in pellegrinaggio al casolare di Pian delle Capanne, dov’è stato girato “Noi uomini duri“, commedia cult anni ’80, con Pozzetto e Montesano.

Accogliente com’è diventato, è un po’ una sorpresa… troppo lussuoso! Ma almeno l’ho visto. Chiacchiero un po’ con il gestore, che dice di ospitare soprattutto pellegrini del cammino di San Francesco, da La Verna ad Assisi, ai quali serve anche i pasti (io mi accontento di una torta di mele!). Nel contempo, cura anche una vicina fattoria, con oltre 300 animali.

Postazioni tedesche sulla Linea Gotica

Vedo che a breve distanza dal casolare parte il sentiero CAI 8, per il monte dei Frati, per alcune postazioni tedesche della linea Gotica e, addirittura, per la Ripa della Luna!

Una posizione panoramica sul monte, che in quel punto forma un semicerchio, quasi un anfiteatro, e dalla quale – col cielo limpido – si può vedere San Marino e addirittura l’Adriatico. Oggi, purtroppo, non è così, ma mi accontento. Ero indeciso se salirci in bici, ma una famiglia di Sansepolcro, in escursione, me lo sconsiglia. Faccio così un anello a piedi, sicuramente molto meno faticoso, ma altrettanto spettacolare, soprattutto quando percorro un sentiero fiancheggiato da aglio selvatico in fioritura.

Suggestive anche le postazioni tedesche risalenti alla seconda guerra mondiale, delle semplici buche, che ancora permangono dopo ottant’anni.

Da lì, scendo di quota in direzione del Lago di Montedoglio.

Off-Road fino ad Arezzo

Faccio bene a risparmiare le forze, perché la giornata è ancora lunga, e per tornare ad Arezzo (anziché fare la comune strada asfaltata “pedemontana”), ho tracciato l’ennesimo tormento, con due scollinamenti per complessivi 800 m D+, tre guadi e una lunga pietraia in discesa, quasi impedalabile. D’altronde, per affrontare il percorso Rimini – Arezzo in bikepacking, qualche pena bisogna pur soffrirla. Ovviamente, i dettagli negativi di tutto ciò li ho scoperti solo dopo aver affrontato il percorso. In questo tragitto, passo accanto a quello che sembra essere un lussuoso albergo diffuso, con gli ospiti alloggiati in più casolari denominati “Contea Pietramala”.

Il sentiero della bonifica (Arezzo – Chiusi)

Infine, Arezzo: treno o no? L’idea originaria sarebbe stata il viaggio Rimini – Arezzo in bikepacking, ma bisogna sempre valutare altre alternative. Mi fermo a riposare per un gelato, poi riparto seguendo “Il sentiero della bonifica“, che termina a Chiusi scalo dopo una cinquantina di chilometri.

Dalla monotonia iniziale (passa sugli argini di canali ed è pressoché rettilineo, su strada bianca) passo alla curiosità, poiché il percorso è un viaggio nella storia, dai trattati tra Comuni confinanti per la navigabilità e la ripartizione delle acque dei canali, all’epoca pontificia e del Granducato di Toscana, con la costruzione di “casoni” che gestivano le chiuse, fino alle bonifiche del fascismo e all’odierno parziale restauro degli edifici della rete. Sono una sorpresa anche i laghi di Montepulciano e Chiusi: ne ignoravo l’esistenza, ma tra aree naturalistiche, recettività e ristorazione, meritano una visita.

La Ciclovia del Sole

Arrivato a una Chiusi Scalo pressoché deserta, a parte numerosi studenti, replico il gelato (ottimo anche questo) e proseguo per qualche chilometro lungo la “Ciclovia del Sole“, che termina a Orvieto. Anche questa, anonima e per di più rumorosa, poiché costeggia prevalentemente la ferrovia, assume però aspetti storici, per gli stessi motivi della bonifica.

Chiudo con 168 Km e 2.350 m D+

RAM giorno 5: Chiusi Scalo – Orvieto

Mi ero fermato a dormire in campagna e, devo dire quasi con piacere, al mattino c’è un bel fresco. D’altronde, sono nella valle del Tevere e ci sarà stata inversione termica. Mi sveglio di buon’ora, ormai ho deciso di tornare in treno. Fino a Roma sarebbero altri 180 chilometri circa, ma è lunedì e, attraversando i paesi e nei tratti su asfalto, troverei in giro tanta gente e mezzi pesanti.

Rimini - Arezzo in bikepacking

Riprendo la mia strada, ma dopo poco perdo i cartelli indicatori della ciclovia. Proseguo su asfalto, abbastanza velocemente e, fortunatamente, con scarso traffico, data l’ora. Attraversando Ficulle, noto un invitante forno, ma resisto e proseguo, nel dubbio che un ritardo possa farmi perdere il treno (ho scelto il primo utile, dopo quelli dei pendolari). Il vero delirio di traffico e persone c’è a Orvieto Scalo: frotte di studenti e genitori che li accompagnano, viabilità disordinata, per non parlare delle rotonde che smistano il traffico da e per l’autostrada. Ormai ci siamo, però!

A Roma, scendo direttamente alla stazione Tuscolana, per evitare il traffico cittadino, che è sempre troppo caotico!

Per la cronaca, oggi 34 Km per 400 m D+

Bilancio sul viaggio Rimini – Arezzo in bikepacking

Un paio di considerazioni sparse su questo miniviaggio Rimini – Arezzo in bikepacking: sono rimasto stupito del radicale cambio di accento, da romagnolo a toscano, quando sono arrivato a Caprese Michelangelo dal Fumaiolo. Non sono molto distanti, oppure non lo sono sembrate a me.

La seconda cosa che ho notato, è la cura della segnaletica e dei sentieri all’interno dei parchi. Anche questo, forse, non avrebbe dovuto stupirmi.

Rimini - Arezzo in bikepacking

Il bilancio? Positivo. Magari, a essere pignolo, potevo risparmiarmi il supplizio di tanti sentieri brutali in discesa, e salite impedalabili. Ma va detto che parto quasi sempre in modalità esplorativa, perciò il bello è anche questo!

I graffi e le punture di insetti, passeranno… il resto, sono ricordi.

P.S.: menzione onorevole per la Vittoria Saguaro che monto al posteriore, che ha tagliato il traguardo dei 5.000 Km. È ora di pensionarti, sei praticamente slick ❤

/ 5
Grazie per aver votato!
Pubblicità

Pubblicato da Mauro

Ciclista amatoriale, marinaio da diporto, escursionista di media montagna

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.