La seconda morte di Mallory

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“La seconda morte di Mallory”, di Reinhold Messner, è un saggio dedicato a uno dei primi tentativi di ascesa alla vetta dell’Everest, compiuto nel 1924.

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La seconda morte di Mallory

Il terzo polo

Una volta esplorati i poli geografici del globo terracqueo, ne restava ancora un terzo, da conquistare. Lo possiamo considerare un “polo” per vari fattori: soprattutto le difficoltà, anche logistiche, per raggiungerlo nonché quelle ambientali date dalla quota e dalla presenza costante di neve, vento e ghiaccio.

Altri avrebbero affrontato volentieri questa parete. Io non ero fra questi. Forse ero pazzo, ma non stanco di vivere, neppure malato.

George Herbert Leigh Mallory interpretato da Reinhold Messner (in La seconda morte di Mallory)

Everest appannaggio dei britannici

Al contrario dei poli Nord e Sud, per l’Everest (Sagarmatha in Nepalese, Chomolungma in tibetano) non si scatenò alcuna competizione, poiché le Nazioni europee si divisero, di fatto, la torta delle vette oltre gli 8.000 metri di quota. Ciò spiega perché il “tetto del Mondo” fu appannaggio dei britannici (e del Commonwealth) fino alla sua definitiva conquista.
Anche la via dalla quale furono condotti i primi tentativi è legata alla conformazione degli imperi coloniali. Una delle vie d’accesso al versante Nord proviene dal Pakistan (all’epoca unito all’India), fino al 1947 appartenente appunto alla Corona britannica.

Vivevamo la morte dei nostri compagni con quella naturalezza che ci era stata insegnata nella guerra mondiale. Ci rassegnavamo all’immutabilità. Ma le ombre degli amici erano tra noi e ci colmavano di malinconia.

Edward Felix Norton, vicecomandante della spedizione del 1924 (in La seconda morte di Mallory)

Un particolare stile letterario

Questa premessa è utile a introdurre “La seconda morte di Mallory” di Reynold Messner, celeberrimo scalatore e prolifico scrittore, il quale narrò spesso delle proprie imprese. Stavolta, invece, stravolgendo il proprio stile letterario:

  • alterna brani in cui ripercorre la storia dell’avvicinamento all’Himalaya;
  • riporta citazioni tratte dal diario di Mallory;
  • inserisce passaggi in cui Mallory stesso diventa una voce fuori campo, che esprime il proprio pensiero e commenta il mondo che si è evoluto e le esplorazioni montane.

Al termine di ogni capitolo, ci sono ulteriori citazioni di altri autori, correlate al testo appena letto.

Perché la seconda morte

Inoltre, è fondamentale sottolineare come Messner stesso, nelle sue numerose ascensioni alla vetta dell’Everest, abbia potuto sperimentare personalmente le vie seguite dagli altri scalatori, incluse quelle praticate nelle spedizioni britanniche dagli anni ’20 alla definitiva conquista del monte, confutando o avvalorando le ricostruzioni fatte della vicenda che portò alla scomparsa dello scalatore inglese Geroge Mallory e del suo compagno di scalata Andrew Irvine.

Dell’ultimo tratto di Mallory non resta nulla, né un diario né una fotografia. E malgrado tutto è e rimane colui che ha dato vita e storia al monte Everest.

Reinhold Messner (in La seconda morte di Mallory)

La seconda morte, e quella definitiva, è data sia dal ritrovamento del cadavere che dalla certezza maturata sul fatto che non avesse potuto, tecnicamente e per l’equipaggiamento di cui era munito all’epoca, aver raggiunto gli 8.848 metri di quota, nonostante i suoi contemporanei lo avessero ammantato di un’aura eroica.
D’altronde, bisognava sia giustificare lo sforzo reiterato nei tentativi di conquista, sia instillare il dubbio che l’impresa fosse stata compiuta e di cui gli altri compagni di spedizione non avevano evidenza incontrovertibile.

Il problema è che nessuno vuole ascoltare l’unica risposta sensata e valida. Perché è una risposta sbagliata? No, perché è una delusione. Come sempre, quando riguarda noi stessi e i nostri sogni, preferiamo la menzogna.

George Herbert Leigh Mallory interpretato da Reinhold Messner (in La seconda morte di Mallory)

Qualche perplessità

Proprio questo stile, mi ha suscitato qualche perplessità, poiché rende la lettura più difficoltosa, meno scorrevole. Poiché il libro “La seconda morte di Mallory” è stato ripubblicato allegandolo al “Corriere della Sera” e alla “Gazzetta dello sport”, ho inizialmente pensato che fosse, tutto sommato, un’opera minore.

Al termine della lettura, tuttavia, mi sono ricreduto, poiché il ritmo aumenta e, anche se il saggio comincia esponendo già le vicende del ritrovamento delle spoglie mortali di Mallory, fornisce fino alla fine informazioni utili ed interessanti che motivano il lettore a proseguire.

Presto tutti questi successi e queste morti saranno dimenticati. Io no. Il ghiaccio che si dilegua non torna utile soltanto all’assalto di massa del tetto del mondo, ma anche a me. Altrimenti, come avrebbero fatto a trovarmi?

George Herbert Leigh Mallory interpretato da Reinhold Messner (in La seconda morte di Mallory)
La seconda morte di Mallory

Alcune citazioni

Durante la lettura mi annoto passaggi che ho ritenuto meritevoli di maggiore attenzione. Ve ne riporto due, che suscitano riflessioni, in particolare sulle modalità moderne di approcciare alla scalata dell’Everest:

La curiosità ci sospingeva verso le “regioni selvagge”, al contrario dell’isterismo di oggi provocato dalla mania di assicurarsi. Per il viaggio sacrificavamo ogni comodità. Gli operatori turistici, invece, sacrificano la sicurezza per il profitto.
Questo tipo di esperienze di viaggio, che offrono tutto ciò che rappresenta una vacanza da borghesucci, – protezione all’interno del gruppo, guida, comodità, – sono di certo pseudo-avventure, ma non per questo meno pericolose!

George Herbert Leigh Mallory interpretato da Reinhold Messner (in La seconda morte di Mallory)

E ancora:

Oggi sappiamo tutti quanto costa il monte Everest: viaggio di andata, animazione al campo base, sherpa, guida durante la scalata, cuoco nel campo ad alta quota e vitto, tutto compreso.
Anche le bombole al titanio piene d’ossigeno sulla cresta della cima e le scale, le corde fisse — sul gradino Hillary come sul secondo gradino — hanno il loro prezzo. Tutto ha un prezzo per la cima più alta del mondo, ma nessuno ne conosce il valore.
Mallory voleva l’impossibile, ciò che non era mai stato raggiunto, l’eterno irraggiungibile.
Se l’avesse raggiunto, nell’attimo del successo sarebbe crollato. Quindi non ha fallito. Possono fallire solo gli altri, la gente come noi, i fanatici, gli speculatori, i bancarottieri e i millantatori!

Reinhold Messner (in La seconda morte di Mallory)

Per approfondire ulteriormente questi aspetti, vi suggerisco la lettura dell’articolo sul libro “Aria sottile” di Jon Krakauer.

Altre opere sul tema

Facendo qualche ricerca, ho appreso che nel 2009 è stato realizzato nel Regno Unito dal regista Anthony Geffen un film dal titolo The Wildest Dream: Conquest of Everest, dedicato proprio alla vicenda Mallory/Irvine. Sarebbe interessante guardarlo.

La seconda morte di Mallory

Inoltre, la bisnipote di Irvine, Julie Summers, nel 2001 ha dedicato al proprio avo una biografia, dal titolo Fearless on Everest: The Quest for Sandy Irvine, che non mi risulta tradotta in italiano. Vi emerge un Irvine avventuroso ma anche dall’ingegno duttile, motivo per il quale Mallory lo scelse come secondo nel tentativo di ascesa, dovendo fronteggiare il malfunzionamento degli erogatori di ossigeno.

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Pubblicato da Mauro

Ciclista amatoriale, marinaio da diporto, escursionista di media montagna

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