In tenda sui monti della Laga

Tempo di lettura: 14 minuti

Due giorni in tenda sui monti della Laga, percorrendo una mezzaluna al cospetto del monte Gorzano, per poi attraversare il fresco sentiero delle Cento Fonti e tornare a Cesacastina. Il week-end è stato organizzato dagli amici di Abruzzo Trek, con trasporto bagagli e ristoro al campo intermedio.

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In tenda sui monti della Laga

Introduzione

Dopo le escursioni in tenda nella valle del Castellano e Il periplo del monte Corvo dello scorso anno, ho scelto di seguire gli amici Tiziana e Alessandro di Abruzzo trek nella loro nuova escursione di due giorni in tenda sui monti della Laga, progettata in modalità “assistita”.
Il massiccio montuoso, all’interno del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, è il quinto per altezza dell’Appennino continentale e si trova a cavallo di Abruzzo, Marche e Lazio. In quest’ultima, in particolare, si trova la vetta più alta della Regione, il Monte Gorzano.

In tenda sui monti della Laga – giorno 1

I monti della Laga sono affascinanti, ma venendo da Roma comportano un viaggio in auto di circa due ore e, perciò, non sono tra quelli che scelgo per un’uscita giornaliera. L’occasione offerta da Abruzzo trek, dunque, è per me particolarmente ghiotta, dandomi l’opportunità di camminare attraverso zone che non conoscevo, con il valore aggiunto della notte in tenda.

L’appuntamento

L’appuntamento è sabato mattina alle 9.00 a Basciano, così da lasciare l’equipaggiamento da bivacco al nostro amico vivandiere Domenico, che ci precederà in fuoristrada per allestire il campo e la cucina.
Il meteo è ottimo: giornata assolata ma con un vento fresco, quello che al mare prelude alle scottature. Per fortuna che, in montagna, siamo ben più coperti!

A Cesacastina

Salutati i vecchi e conosciuti i nuovi amici di escursione, ci spostiamo a Cesacastina per lasciare le macchine. Si tratta di una delle frazioni di Crognaleto, anticamente situata più a monte, ma che fu trasferita nell’attuale posizione a fine Ottocento, a causa di eventi franosi che coinvolsero anche altri centri abitati limitrofi.

In tenda sui monti della Laga

Alcune curiosità locali

Oltre alla vicenda dello smottamento, Alessandro e Tiziana ci raccontano altre particolarità locali, che si confondono tra storia e leggenda. Questo è uno dei motivi per cui li apprezzo come guide, non solo escursionistiche!

  • La prima peculiarità è che nelle vicinanze di una delle sue contrade vi era l’ospedale di Sant’Antonio Abate, localmente detto “dei tignosi” poiché vi si curava l’epidemica malattia cutanea.
  • L’altra è la storia del calice di Cesacastina di Crognaleto, un pregevole manufatto in argento dorato, cesellato e smaltato, che pare sia conservato gelosamente dalla popolazione ma che fa parte del tesoro della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, purtroppo ancora segnata dagli eventi sismici degli ultimi anni. Realizzato nel 1416, il calice fu addirittura utilizzato dal papa Giovanni Paolo II nella celebrazione eucaristica in occasione della sua visita a Teramo, nel 1985.
In tenda sui monti della Laga

La partenza da Colle della Pietra

Percorriamo il primo tratto di escursione accompagnati da Flavio a bordo di un pick-up, fino al Colle della Pietra e al rifugio 100 Fonti Rent Bike, ritrovo per escursionisti dove si possono anche noleggiare e-bike. Lasciare le auto qui, per due giorni, ci avrebbe esposto al rischio di danni e furti, un’eventualità che da queste parti sta diventando – purtroppo – più frequente.
Il tragitto su quattro ruote non è una grande perdita, si sarebbe trattato di percorrere a piedi una banale strada sterrata, con la possibilità di incrociare veicoli. Devo dire, però, che i suoi tornanti esposti, al cospetto del Gran Sasso che sembrava seguirci severo, mi hanno comunque fatto effetto.

Quasi in cima, incrociamo tre ciclisti in MTB full suspended, pronti a salire ancora d iquota, per poi discendere su chissà quali sentieri.

In tenda sui monti della Laga

Le sorgenti del Tordino

Anche stavolta, come nel precedente giro nella valle del Castellano, l'”oro blu” sarà il protagonista. Nell’approssimarci alle sorgenti del Tordino, a circa 1.350 metri di quota si notano alcune strutture di captazione delle acque, che vengono poi instradate verso il lago di Campotosto, per la produzione idroelettrica.
La risorsa idrica, un tempo abbondante, sembra che si sia ormai dimezzata, a causa della distruzione di alcune falde dopo lo scavo del tunnel sotto il Gran Sasso nonché lo sfruttamento troppo intenso. Se ci aggiungiamo che, lo scorso inverno, nemmeno è nevicato in modo costante, il quadro complessivo è dipinto a tinte fosche.

Dalle sorgenti del Tordino si possono scorgere il gruppo della Montagna Spaccata e il monte Gorzano, sulla nostra sinistra, dove andremo domani.

Il rifugio Fiumata

Facciamo una breve sosta al lussuoso rifugio Fiumata, in pietra, che sembra sia sempre aperto e a disposizione a parte alcuni locali riservati ai pastori. Mi domando come abbiano fatto a portare fin lì materiali e suppellettili, visto che non sembra essere raggiunto da strade carrozzabili.

Dalla posizione panoramica del rifugio si prosegue per il salto della cascata della Cavata, purtroppo poco ricca a causa dell’inverno siccitoso. Attraversiamo varie volte il corso d’acqua generato dalla cascata, per godere sia della prospettiva verso il Gorzano (che scorgiamo a Sud) che verso il mare.

L’onnipresente Gran Sasso

In tutto il giro è onnipresente la maestosa catena del Gran Sasso, dal monte Corvo a Sud Ovest a tutto il Sentiero del Centenario, in una giornata tersa che fa vedere nitidamente fino all’Adriatico. Noi siamo in quota a sudare sotto il peso dello zaino, mentre qualcun altro sarà in spiaggia a sonnecchiare, godendo della vista del mare con Spritz e fritturina.

Numerosi rifugi

In zona sono facilmente visibili numerosi rifugi, o forse sarebbe meglio chiamarli stazzi, testimoni di un tempo in cui gli ovini allevati erano più numerosi degli abruzzesi. Alcuni sono in muratura, altri invece prefabbricati, ma tutti poco utilizzati in questa stagione e, temo, anche in Estate.

Il nostro percorso, con leggeri saliscendi in costa, ci fa giungere a Fonte delle Trocche, a circa 1.800 metri di quota, dove – dopo aver gustato l’aperitivo preparato da Domenico – allestiamo il nostro campo per il bivacco. Le tende sono un po’ disordinate e in molti non ci preoccupiamo della brezza che spira dalla valle sottostante.

Colle dell’Orso

Siamo a Colle dell’Orso, poco più in alto del lago omonimo, che vedemmo lo scorso anno. Ci sono due fontanili e l’abbondanza d’acqua è una grande comodità, per non parlare poi della pasta e della carne alla brace che gusteremo al tramonto di questo primo giorno in tenda sui monti della Laga.

Nella serata ricevo anche una bella sorpresa: la mia ragazza si è ricordata del mio compleanno appena trascorso, facendo portare a Domenico anche spumante e dolce, per tutti. Quando gli altri escursionisti hanno cominciato ad intonare la classica canzone, nemmeno pensavo che fosse per festeggiare me!

In tenda sui monti della Laga

Che freddo!!!

Di giorno fa caldo, ma la sera e in quota il vento è fresco. Cominciamo gradualmente a indossare tutto quello che abbiamo portato nel bagaglio… compresi piumino, pile, guanti e cappello di lana. Per fortuna che, memore dell’esperienza nel Sarek, ho portato le mie bivy shoes artigianali, per tenere caldi i piedi. Non sono comode per camminare e, in effetti, sarebbero più adatte alla neve che al prato, ma per piccoli tratti sono utili e funzionali anziché mettere gli scarponi o dei sandali che lasciano i piedi scoperti. Sarebbero da testare anche sull’erba bagnata, però!

In tenda sui monti della Laga

Una notte movimentata

L’ora di andare a dormire arriva presto. Qualche battuta, delle risate, poi tutti nel sacco a pelo. Dopo poco, però, il vento comincia a montare. Mi è difficile stimarne la forza, avendo lasciato a casa il mio anemometro, ma probabilmente non saremo andati molto oltre i 16 nodi. Tuttavia, il telo della tenda che sbatteva prepotente ha indotto me, e altri al bivacco, a rinforzare o mettere dei tiranti.
L’orientamento della tenda, con il fianco esposto al vento, ha sicuramente aumentato la percezione dell’intensità, ma fortunatamente la mia economica due posti Quechua ha retto.

In tenda sui monti della Laga
In tenda sui monti della Laga

In tenda sui monti della Laga – giorno 2

Il secondo giorno, dopo la colazione che includeva anche una crostata, abbiamo pacatamente smontato le tende e ripreso il nostro cammino. La salita da fonte Trocchio ci ha portato, con un percorso di cresta, sul Monte Pelone Sud a 2259 metri. Qui ci sarebbe qualche incertezza sul rilevamento fatto dal GEM (credo si tratti del Gruppo Escursionisti Maiella), ma credo che possiamo sorvolare.

Durante tutta la salita dobbiamo coprirci e scoprirci per mitigare l’effetto del vento fresco, dopo aver sudato nei tratti più ripidi. Il gruppo, inizialmente più allungato, riesce a compattarsi grazie al passo delle guide, che conducono anche dei giovani ma prestanti escursionisti e persino una cagnolina, Polly, che con le sue quattro “zampe motrici” ci lascia indietro senza tanti complimenti.

La vetta del Gorzano

Nella salita, però, abbiamo omesso di raggiungere la cima del vicino Pizzo di Moscio: questo mi allontana dalle ambizioni di diventare futuro “grande appenninista”, ma in compenso risparmiamo energie per la vetta più alta del Lazio e della Laga, il Monte Gorzano a 2.458 metri.

In tenda sui monti della Laga

Si tratta della prima volta che la raggiungo, ma non pensavo si trovarla così affollata. D’altronde, la giornata è ottima e la raggiungono ben quattro vie, perciò è comprensibile l’attrazione che susciti negli escursionisti.
Qualcuno di essi, però, porta in montagna le cattive abitudini cittadine, come il tono della voce sguaiato o animali domestici poco docili. Pazienza, in fondo si può convivere bene comunque, se smussiamo noi per primi qualche aspetto del carattere.

Le Cento Fonti

Siamo all’ora di pranzo. Mangio il mio cous cous arricchito da una scatoletta di tonno e ci apprestiamo a ridiscendere verso Cesacastina. L’itinerario scelto è quello che passa per le Cento Fonti, dette anche Cento Cascate, sul versante meridionale del Gorzano.

Il tragitto è molto bello, poiché si passa dai pascoli spogli alla brughiera, poi ai boschi di faggio, passando dal Fosso dell’Accoglienza, al Fosso dell’Acero per giungere infine alla Fonte Pane e Cacio. Nella discesa attraversiamo anche per il Bosco dei Tignosi, cui ho fatto cenno poco sopra, parlando dell’ospedale dedicato alla loro cura, di cui resta qualche rudere.

Noterelle geologiche

Si tratta davvero di cento rivoli d’acqua che scendono qua e là, raccogliendosi in un torrente sempre più grande, dove possiamo anche fermarci a rinfrescare i piedi fiaccati dai chilometri percorsi.

Le rocce della Laga, che sono costituite da arenarie di durezza variabile, resistono bene all’erosione dell’acqua. Grazie alla loro impermeabilità, dunque, la mantengono in superficie, anziché farla sprofondare con fenomeni carsici, creando questi fenomeni naturalistici dalla bellezza incomparabile. Ciò, nonostante il già sottolineato inverno siccitoso abbia ridotto di molto la portata idrica complessiva.

In tenda sui monti della Laga

Pericolo!

Tuttavia, bisogna prestare molta attenzione poiché la roccia che calchiamo, in particolare i traversi, possono diventare molto scivolosi in presenza di acqua, sia essa piovana o data dai rivoli che potremmo attraversare. Grande cautela, quindi, va posta a primavera e a inizio estate, ma anche in caso di precipitazioni.

I saluti

Il saluto è suggellato a Cesacastina dall’assaggio dei prodotti caseari di Flavio, il nostro autista del giorno precedente. In questi momenti c’è sempre un po’ di malinconia, ma non possiamo non ringraziare Alessandro e Tiziana e tutti gli altri compagni di viaggio, per i giorni piacevolmente trascorsi insieme in tenda sui monti della Laga.

Devo ammettere che, stavolta, sono stato meno ciarliero e socievole del solito, anche con i vecchi amici. Forse, per me, è stata un’occasione per ricaricare le batterie.

In tenda sui monti della Laga – Director’s cut

Ho scritto in esordio che, venendo da Roma, raggiungere i monti della Laga comporta un viaggio in auto di circa due ore. Data la distanza, non potevo rinunciare a un’appendice di escursione ai due giorni in tenda sui monti della Laga, in solitaria, per controllare un itinerario a me sconosciuto (benché molto frequentato), in previsione di futuri giri in sella alla mia bici.

Direzione: Isola del Gran Sasso d’Italia

Data l’ora, super rapidamente Isola del Gran Sasso, dove lungo la strada noto una fontana chiusa, e mi fermo a fare acqua a Pretara. Nel giro di poco arrivo in piazza a San Pietro, altra frazione di Isola, dove credo che siano riuniti gran parte degli abitanti. Vi è presente anche un ristorante, il Mandrone, che mi dicono chiuso il lunedì. Sono tentato di fermarmi, ma vorrei dare un’occhiata in quota prima di buio e non mi trattengo oltre.

Chiedo indicazioni su dove finisca la strada asfaltata, comunicando che è mia intenzione valicare Vado di Corno, ma mi suggeriscono – ovviamente, direi – di partire da Casale San Nicola, come fanno la maggior parte delle persone e suggeriscono le guide.

In tenda sui monti della Laga

Comincio la ricognizione

Nella mia ricognizione arrivo fino al termine della strada asfaltata, anche se a tratti malridotta, incrociando un’area di raccolta legname da alberi abbattuti e un van camperizzato. Chissà che giro faranno, i suoi occupanti? Poco distante esisterebbe un camping, di cui però non ho individuato tracce.

Torno sui miei passi fino all’attacco di un sentiero, quello che prenderò l’indomani. Ceno con un pasto disidratato e mi distendo a dormire accanto alla macchina, col mio solito bivy bag e l’affidabile sacco a pelo Carinthia.

La salita a Vado di Corno (vado e torno)

Mi sveglio di buon’ora, per assorbire eventuali imprevisti e non tornare a Roma troppo tardi. Alla partenza, sulla carrozzabile che sto intraprendendo si avventura in jeep anche un cercatore di funghi, che mi offre un passaggio che declino gentilmente. Per fortuna, non mi avrebbe accompagnato più in là che per un paio di chilometri!

In tenda sui monti della Laga

Sentieri malmessi

Dopo un paio di chilometri, la strada carrozzabile si addentra in faggeta dove scorgo pochi segni vecchi (rossi o gialli e rossi) poco visibili, poi a un certo punto rimpiazzati dai moderni bolli CAI.
Superata la parte malmessa di bosco, ci si immette su una cementata che si sviluppa in costa, collegando opere di presa al servizio dell’impianto idroelettrico San Giacomo, dell’ENEL, che si trovano a 1.100 metri di quota. Il percorso è relativamente agevole per vari chilometri, anche se la viabilità è oggi parzialmente interrotta da smottamenti e alberi caduti.

In tenda sui monti della Laga

Il bivio per San Nicola

Giunto al bivio per San Nicola, comincia la vera salita su tornanti, prima nel bosco e poi, dopo il Vaduccio, dal cui bivio avrei potuto raggiungere il Rifugio Nicola D’arcangelo e fare un anello (le guide dicono di fare attenzione a tratti attrezzati ed esposti), su pietrisco. Il dislivello fino ai 1.950 metri del valico è di circa 1.000 metri, sicuramente non rilassanti, ma fattibili nonostante evidenti pecche nella manutenzione del tracciato.

La piana di Campo Imperatore

Arrivato in cima , oltre a notare l’ordinanza sindacale che chiude il Sentiero del Centenario, posso godere di un’ottima vista sulla piana di Campo Imperatore e sui sentieri che vi discendono. Il mio scouting termina qui, se tutto va bene ci rivedremo a breve, chissà?

In tenda sui monti della Laga

Il ritorno a valle

Il ritorno sui miei passi dovrebbe essere una formalità, ma i piedi reclamerebbero un po’ di riposo, che non gli concedo fino alla macchina. A proposito… per fortuna che l’ho parcheggiata senza causare intralcio, visto che trovo la strada ingombra di una bisarca con trattore e operai intenti allo sfalcio dell’erba cresciuta nelle proprietà ENEL.

Opera d’arte!

Sulla via del ritorno dai miei giorni in tenda sui monti della Laga noto un monumento che, stranamente, mi era sfuggito all’andata. Si tratta di una roccia scolpita da Jörg Grünert intitolata “L’angelo tacque”, un memoriale dedicato a Giuseppe Di Giovanni, giovane vittima del lavoro nella cava di pietra di Coste’renar l’11settembre 1948.

In tenda sui monti della Laga

Un gelato?

Mi do una ripulita e riparto. Il giorno precedente non mi ero fermato a Isola del Gran Sasso, perciò lo faccio oggi. Purtroppo, trovo una città ancora post terremoto e abbastanza desolata. Mi demoralizzo e nemmeno cerco una gelateria, che sognavo da quando ho cominciato la discesa dal Vado. Pazienza, ne riparleremo!

In tenda sui monti della Laga

Una volta in macchina

Quando mi rimetto alla guida, provo una strana sensazione. Inizialmente sarà stato il caldo, forse le strade sconnesse (ma se nemmeno i paesi sono integri, come potremmo pretenderlo per la viabilità?). Poi, raggiunta l’autostrada, ne acquisisco consapevolezza: sono giunto al viadotto, che come un serpentone attraversa a decine di metri di altezza tutta la valle, nel contempo prodigio ingegneristico e monito filosofico.

Mi sento come sulla tangenziale Est di Roma, passo accanto alle palazzine più alte lasciando nell’aria un triste rombo si che avevo sentito in mattinata fino al Vado di Corno. L’unica cosa che manca, rispetto al solito invadente rumore dei veicoli, è il prepotente rombo delle moto, che in autostrada e sulle strade distrutte non si divertono abbastanza da aprire la manetta del gas.

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Pubblicato da Mauro

Ciclista amatoriale, marinaio da diporto, escursionista di media montagna

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