Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Tempo di lettura: 9 minuti

Due giorni di ciaspolata tra Morretano e il rifugio Sebastiani, con giornate assolate e notti miti. La neve dalla consistenza variabile ha reso il giro a tratti faticoso, fino al ritorno al rifugio Alantino.

Segui la pagina Facebook https://www.facebook.com/spinningthewheelitaly e gli account Instagram https://www.instagram.com/spinningthewheel_italy/ e YouTube https://www.youtube.com/@spinningthewheelitaly/ per non perdere i nuovi articoli.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Giorno 1 – Prato San Rocco e rifugio Ferrarecce

Non ho dormito spesso all’aperto in pieno inverno. Diciamo anche che stavolta non avevo l’attrezzatura giusta per farlo in modo confortevole a contatto con la neve. Il bivy bag Rider Pro della Ferrino, unito al materassino Invoker (di provenienza Aliexpress) sono comodi e pratici ma non abbastanza isolanti. In effetti, come ho notato dormendo sotto al porticato del rifugio San Rocco, durante la notte la poca neve ghiacciata sulla quale mi ero disteso è stata sciolta dal calore corporeo e, al mattino, il kit era bagnato. Tuttavia, sono rimasto asciutto e ciò sarebbe stato positivo nel caso si fosse trattato di una sola notte all’addiaccio completo.

L’anno scorso ho dormito con la tenda e mi sono giovato di un telo isolante Isoma che ho usato come footprint della mia Terranova Laser Photon. Nello zaino pesante, sarebbe entrato anch’esso senza dubbio e l’avrei trovato utile! Sarebbe rimasto il problema dell’umidità calata dall’alto durante la notte, alla quale avrei potuto ovviare montando come tarp il poncho occhiellato che porto sempre con me.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Direzione Monte Cava

Al mattino, dopo colazione, i programmi sono variabili ma tutti in direzione del rifugio Ferrarecce. Da lì, potrei scendere a Castiglione per compiere un anello, oppure salire al Monte Cava e riscendere per Monte San Rocco fino ai rifugi. Intanto, una volta sceso in direzione Tornimparte fino ai 1.200 metri di quota, decido di risalire per il sentiero CAI 1g, che l’anno scorso ricordavo malmesso. Prima della svolta incontro un gruppetto misto di ciaspolatori, tra i quali spicca una graziosa ragazza coi baffi. Immagino siano un residuo del costume del sabato grasso appena trascorso, ma suscitano un veloce scambio di battute. Proseguiamo per direzioni opposte e mi inerpico per il sentiero 1g, combinato sempre peggio. Stavolta, però, ci incontro qualche animale al pascolo.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Salgo alla Difesa del Dente

Riguadagnata la quota di 1600 metri, mi dirigo verso l’erta salita alla Difesa del Dente, per approcciare il rifugio Ferrarecce da un altro versante, quale semplice esercizio di stile. Avevo deciso, infatti, di non scendere a Castiglione, che avrebbe comportato il compimento di un tragitto di almeno 15 chilometri.

La valletta dove sorge il Ferrarecce mi appare sempre surreale. Un’oceano di neve, sovrastato dalle ripide pendici del Monte Cava, che sembrano sempre sul momento di far cadere una valanga. Le distanze appaiono sfalsate, mancano i punti di riferimento e, quasi sempre, dopo metà giornata si addensano delle nubi che, nel grigiore, impediscono di notare gli avvallamenti. Insomma, un’aura spettrale avvolge tutta la zona. L’avvistamento del rifugio, ben riparato, appare sempre come una sorta di salvezza.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Il rifugio Ferrarecce

Il rifugio Ferrarecce è un edificio in pietra, recentemente ristrutturato (immagino dalla collettività di Tornimparte) e in fase di allestimento anche all’interno. Stavolta, trovo legna in abbondanza e alcuni letti a castello in via di assemblaggio, ma c’è ancora del lavoro da fare. Mi attardo all’interno per pranzare con una busta di cous cous di verdure Valfrutta e una scatoletta di tonno, al riparo dal vento che sferza sempre quell’altura.

Ricordo ancora che lo scorso anno, al rifugio gestito San Rocco, conobbi il signor Vincenzo di Tornimparte, il quale ricordava che, da ragazzo, salì al diroccato rifugio Ferrarecce e vi trovò all’interno dei lupi, che fece fuggire saltando sul tetto dell’edificio. In effetti, alle spalle del rifugio si accumula tanta neve quasi da sovrastarlo e le mura in pietra sarebbero state un ottimo riparo per degli animali.

Dove proseguire?

Alle 13.00 circa, devo decidere per dove proseguire in questa ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani. Un’improvvisa nuvolaglia avvolge completamente il Monte Cava. La cosa mi dispiace, ma non troppo. Ho già percorso tutta la cresta e, benché non difficile, presenta comunque qualche passaggio su roccia. Probabilmente la neve avrebbe retto bene, ma l’assenza di visibilità mi toglie d’impaccio e riattraverso il “mare di neve” fino all’incrocio col sentiero CAI 1f, che salirebbe al Malo Passo, col quale ho un conto in sospeso. Va bene, tentiamo l’ascesa da quel versante. Poi, potrei proseguire per il Monte San Rocco fino a tornare al Prato omonimo.

Dal Malo Passo non si passa neanche stavolta

La salita è ripida. Seguo qualche traccia di ciaspole che hanno battuto il sentiero, ma la neve resta cedevole e spesso scivolo in basso, nonostante le indossi anch’io. A poca distanza dalla partenza, al peggiorare delle condizioni della neve, mi viene il dubbio che anche se arrivassi a ridosso del passo, potrebbe essere invalicabile. Emulando chi mi ha preceduto, dunque, torno anch’io indietro e, a malincuore, ripercorro la strada dell’andata. L’unica concessione che mi permetto, è di evitare il famigerato sentiero 1g, scendendo per un’ampia carrozzabile. Qui, oltre ad animali al pascolo, tra cui le Highland cows che avevo incontrato solo in Galles durante il GB Duro 2019 di bikepacking, incrocio nuovamente i cinque ciaspolatori del mattino, reduci della salita al Monte San Rocco, del quale descrivono la neve e in buono stato.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Una giornata incolore

A parte il rapido scambio di battute con gli altri unici escursionisti incontrati, la giornata è passata così abbastanza incolore. Conoscevo già i luoghi intorno al Ferrarecce, durante questa mia ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani, e l’unico tentativo che mi interessasse, quello per il Malo Passo, è andato frustrato.

Al contrario del giorno precedente, arrivo al Rifugio Cerasolo che sta appena imbrunendo. Entro, dubbioso se fermarmi lì per la notte, ma durante la giornata è stato frequentato da numerose persone e l’ampia sala col camino è bagnata dalla neve sciolta. L’abbondante umidità che sento mi scoraggia, perciò proseguo per il vicino rifugio libero al Prato San Rocco, dove decido di dormire.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Cena a sorpresa

Mi concedo il lusso di accendere il fuoco. Il camino sembra tirare bene, ma il fuoco è abbastanza in fondo al focolare e non scalda poi molto. Arriva, dunque, il momento di sciogliere la neve per reidratare il pasto della Firepot, che aspetto con appetito. Peccato che, distrattamente, abbia portato da casa una busta di porridge e frutta secca, più adatto a una colazione che per cena! Mi sazia comunque, benché questa sia l’ennesima lezione che mi abbia impartito la mia distrazione.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Giorno 2 – Valle dell’Asina, Passo del Morretano, Colletto di Pezza

La seconda notte della ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani è stata altrettanto confortevole della precedente, anche se suggestiva in modo differente, davanti al crepitio del caminetto anziché alla vista della volta stellata.

Prima di ripartire, giro un video per il mio canale YouTube, descrivendo la sonda del set ARTVA della Black Diamond che ho recentemente acquistato. E che porto con me, con un po’ di disappunto per l’aggravio di peso!

Al Passo della Torricella

La direzione è verso la macchina, che ho lasciato sabato sera al rifugio Alantino. Attraverserò la valle dell’Asina fino al diroccato rifugio Campitello, poi dovrei valicare il Passo della Torricella. Non conosco bene questo passaggio ma confido che sia praticabile. Arrivato al Passo, trovo una sorpresa: un’ampia cornice e, verso il Colletto di Pezza, una bella discesa ripida. Mi domando se non sia il caso di dirigermi verso Sud al Passo del Puzzillo. Tuttavia, da lontano non riesco a distinguere orme di escursionisti, perciò scelgo un’opzione più conservativa.

Al Passo del Morretano

Si tratta di salire alla Cima del Morretano e ridiscendere per l’omonimo passo. L’ho già fatto lo scorso anno, in condizioni di neve simili, perciò sono abbastanza ottimista. In realtà, l’itinerario da me seguito è il classico “anello del Morretano”, ma la versione invernale presenta qualche insidia imprevista.

A questo punto, già da ore sento i piedi ridotti come caciotte. Devo riconoscere la bontà della mia attrezzatura, ma il caldo e l’umidità che si formano negli scarponi, nonostante siano in Gore-Tex e le ghette li riparino dall’ingresso della neve, è deleterio, dopo tre giorni di marcia.

In tutto il giorno non ho incontrato anima viva, a parte un rapace che volteggiava sopra la Torricella. Al momento di indossare di nuovo le ciaspole, dopo aver usato i ramponi per scendere dal Passo del Morretano, avvisto uno sci alpinista, solitario anch’egli. Non so se mi abbia scorto, ma credo che si avvii verso l’Alantino dopo essere salito al Sebastiani.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Il Rifugio Sebastiani al Colletto di Pezza

La giornata potrebbe considerarsi terminata. E invece, no! Il Sebastiani, che mi sono prefisso di raggiungere, è ancora lontano, attraverso ripetuti saliscendi su discrete pendenze. In alcuni casi, qualche traverso con le ciaspole mi fa anche penare. Infine, eccomi al famoso rifugio. Se devo essere onesto, per quanto la struttura sia bella, l’edificio è costruito in un posto infame. All’ombra del vicino Costone, si trova a oltre 2.000 metri ed è sempre sferzato da un vento freddo, anche se poche centinaia di metri di distanza si potrebbe prendere la titarella in maglietta. Insomma, è realmente un punto dove sostare in caso di emergenza (dispone anche di locale sempre aperto), qualora si provenga o si vada in direzione dei Prati di Pezza, vicino a dove sono stato sabato.

Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani
Ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani

Il ritorno all’Alantino

Il ritorno all’Alantino a conclusione della ciaspolata tra Morretano e rifugio Sebastiani è lungo e su neve ben battuta, anzi, martoriata dalle migliaia di escursionisti che si sono susseguiti su quella rotta dall’ultima nevicata.

A pensare che, inizialmente, avevo ipotizzato di percorrere l’itinerario degli ultimi giorni con gli sci da escursionismo, mi vengono i capelli bianchi. In molti casi, sarei stato ben più lento che con le ciaspole, per indubbi limiti tecnici dell’attrezzatura e, soprattutto, limitate capacità del sottoscritto. Non è che insista sempre su questo punto, ma ci vuole una certa sensibilità a muoversi a tallone libero, perciò non è del tutto campato in aria il suggerimento di Massimiliano di acquistare attrezzatura da sci alpinismo, per compiere escursioni anche non impegnative, ma dalle quali poter trarre maggiori soddisfazioni in discesa. Ci penserò.

Generazione X

Il ritorno in valle è lungo e a tratti monotono. Mi ritengo fortunato a non aver fatto l’andirivieni lungo il medesimo tracciato, anche se presenta qualche punto di attrattiva come la miniera di bauxite e, nella parte finale, una pista di sci di fondo, che avrei potuto sfruttare coi miei “trappoli” della Salomon.

Finalmente all’Alantino, mentre pulisco l’attrezzatura prima di riporla in macchina, mi parcheggia vicino una famiglia. Parlando coi genitori, scopro che le scuole chiudono per alcuni giorni in occasione del Carnevale e in molti ne approfittano per fare un breve “fine settimana bianco”. Penso ad alta voce che ai miei tempi non era così. Oppure l’ho dimenticato? Ormai sono a due o tre generazioni di distanza dai figli dei miei interlocutori… eppure, coi miei giochi (sci, ciaspole, bici e tutto il resto), sono ancora più vicino ai ragazzini che ai genitori!

Addolcire il ritorno a Roma

Mi sento sempre in difetto quando torno a Roma. Mi sembra di aver lasciato qualcosa ancora da esplorare, le montagne non vogliono lasciarmi e il tramonto mi vorrebbe ancora lì.

Per addolcire il ritorno a Roma, mi fermo al Caseificio Campo Felice per acquistare alcuni ottimi prodotti locali, che mi conserveranno il sapore d’Abruzzo per qualche giorno ancora.

Reminder

Segui la pagina Facebook https://www.facebook.com/spinningthewheelitaly e gli account Instagram https://www.instagram.com/spinningthewheel_italy/ e YouTube https://www.youtube.com/@spinningthewheelitaly/ per non perdere i nuovi articoli.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!
Pubblicità

Pubblicato da Mauro

Ciclista amatoriale, marinaio da diporto, escursionista di media montagna

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.