Ciaspolata da Villalago verso il monte Argatone, in giornate dal meteo variabile e notte passata nel rifugio San Domenico gestito dal CAI. Partiti dal paese situato tra le Gole del Sagittario e Scanno, avevamo previsto la traversata da Nord a Sud della cresta ove si situa il monte Argatone, ma non va mai tutto come previsto.
Vi invito a leggere la serie di articoli che ho dedicato alle ciaspole, strumento che ritengo valido se utilizzato nelle circostanze più adatte.
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Premessa
Continuiamo a mettere tasselli nell’esplorazione dell’ampia area tra i confini sud occidentali della Majella e quelli nord orientali del PNALM, dove insiste anche la piccola Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio, raccontato in due precedenti articoli.
Spesso gli escursionisti, anche per motivi di tempo, vanno e tornano in giornata concentrando l’uscita sul punto più iconico, sulla vetta, sul panorama, riducendo al massimo la distanza da percorrere per tornare alla macchina. Io e Mauro, invece, facciamo anche il “lavoro sporco”: lunghi anelli, talvolta con discreto dislivello, salendo e scendendo per valli.
Nella ciaspolata da Villalago verso il monte Argatone, quarta escursione in ambiente innevato da fine dicembre 2024, abbiamo visitato un’area dove non eravamo stati in precedenza.



Giorno 1 Villalago – rifugio San Domenico (19,78 Km – 1.162 m D+)
In questa occasione il punto di partenza è stato Villalago, paese situato tra le Gole del Sagittario e Scanno, lasciando l’auto vicino a quest’ultimo lago, accanto a edifici di nuova costruzione, belli, ma che sono veramente un inno alla seconda casa anni ’70.
La scelta è sia legata all’escursione, prevedendo la traversata da Nord a Sud della cresta ove si situa il monte Argatone, sia alla logistica.


Contattiamo il CAI
Per la prima volta da quando andiamo per rifugi, infatti, abbiamo dormito in uno gestito, precisamente dal Gruppo di Villalago del CAI di Scanno.
Bruno, contattato telefonicamente, ci ha aspettato in piazza per darci le chiavi, ma ci stava dando quelle sbagliate! Il Gruppo gestisce infatti in zona due rifugi e quello più vicino al paese è denominato “Argatone”, come la vetta.


Al rifugio San Domenico
La nostra meta serale, invece, era il rifugio “Monte Cona” (secondo la cartografia de “Il lupo”), qui conosciuto come “San Domenico”, probabilmente dal vicino lago artificiale.
Abbiamo poi scoperto che è stato recentemente intitolato a Geppino, uno dei componenti del Gruppo CAI che, immagino, a partire dall’anno 2000 hanno recuperato lo stazzo abbandonato, per renderlo fruibile e accogliente.



Un branco di cervi!
Il tragitto fino al rifugio, in questa ciaspolata da Villalago verso il monte Argatone, è agevole, dapprima su asfalto parallelo alla SR 479, vicino alla RSA San Domenico, dove sembra stanziale un socievole branco di cervi, di cui ignoravo la presenza.
Successivamente si prosegue su carrareccia, quasi completamente sgombra di neve, a parte tratti in ombra nel bosco o accumuli eolici, dove appare poco definita qualche rada traccia di volpe. Ci sarebbe un sentierino alternativo, ingombro però di neve e rami caduti. Le ciaspole resteranno quasi sempre sullo zaino, a esclusione di alcuni passaggi su neve vecchia e cedevole.

Pioverà?
Il cielo plumbeo, nel quale individuiamo solo una manciata tra uccelli e rapaci, ci accompagna sin dal mattino, mentre – visto che siamo in anticipo – allunghiamo per i 1.711 metri del monte Miglio e i 1.665 del monte Preziosi. Nonostante siamo tornati per un tratto sui nostri passi, alla ricerca di un cappello smarrito, arriviamo comunque presto al rifugio, situato in una valletta riparata, ma dalla vista non particolarmente eccezionale. Prendiamo solo qualche rada goccia di pioggia, nonostante le previsioni fossero pessimistiche.

Un rifugio accogliente
Il rifugio è munito di pannello solare e accumulatore, cucina con bombola a gas, stufa economica e ben dodici confortevoli posti letto. Mangiamo come al solito il nostro frugale pasto disidratato, dopo l’ormai consueto aperitivo: stavolta, taralli e salsicce secche ciociare! Una degna conclusione per questo primo giorno di ciaspolata da Villalago verso il monte Argatone.
Nella notte, all’1.30, vengo svegliato da flebili rumori e un fascio di luce: qualcuno è salito al rifugio con un cane per una serata alternativa, grigliata e chiacchiere tra amici.






Giorno 2, rifugio San Domenico – Villalago (21,30 Km – 624 m D+)
Al mattino, ci presentiamo tutti: sono Marco e Stefano col cane Iuko e, visto che il rifugio era aperto, hanno dormito all’interno.
Ci salutiamo e cominciamo a salire, quasi sempre su terreno scoperto. Si avverte un bel vento, ma ho l’anemometro scarico, perciò si calcola alla vecchia maniera, empiricamente.



Meglio essere in valle?
Passato il Rosa Pinnola, comincerebbe la vera traversata su larga cresta: le nuvole che si accumulano e il vento che aumenta con la quota, ci fanno venire qualche dubbio. E, poiché è meglio essere in valle e rimpiangere la vetta, che il contrario, torniamo indietro in maniera prudenziale su un’altra carrareccia.



Troppo prudenti
Un vero peccato, perché un’oretta dopo il cielo si era pulito, pur restando il vento, che in basso non ci lambisce. Non sappiamo lo stato della neve in cresta: immagino che fosse sfondosa e con rocce ripulite dal vento, inoltre saremmo dovuti scendere per un ripido sentiero sul rifugio Argatone (o della Montagna Grande) con 500 metri di dislivello su neve.


Un anello troppo breve
Il rammarico è doppio, perché col maltempo in arrivo lunedì avevamo già deciso di tagliare parte dell’anello che, scendendo dalla Cima della Terratta, ci avrebbe portato a dormire al Rifugio del Campo, al confine con la Riserva Camosciara.




Filo spinato e paletti
Mentre scendiamo di quota, notiamo numerosissimi paletti ancora in piedi o abbattuti da chissà quanto tempo, completi di metri di filo spinato che si dipana un po’ ovunque, ai bordi della carrareccia ma anche a distanza, su qualche crinale.
Li avevamo visti già ieri e i due ragazzi incontrati ci spiegano il motivo della loro presenza: delimitano i confini comunali, mentre pensavamo che servissero a marcare i pascoli. Ridotti come sono, costituiscono un evidente pericolo per escursionisti, sciatori, chi si muove con bici o mezzi a motore. Non solo: in particolar modo quando sono coperti – anche solo parzialmente – da neve, rappresentano un rischio anche per gli animali allevamento e selvatici. Insomma, si tratta di un vero scempio, di quelli che i volontari di Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines cercano di eliminare. Speriamo che vi si ponga rimedio!



La riserva Lago di San Domenico
Mentre torniamo in valle, un enorme fuoristrada (integro e pulito, sicuramente non è un mezzo da lavoro) con due coppie di ragazzi si arrampica sulla carrareccia che stiamo discendendo. Uno dei ragazzi del gruppo, in avanscoperta a piedi, mi saluta ma non domanda lo stato del percorso da cui provengo. Mi faccio gli affari miei, non volendo sembrare invadente, mentre Mauro instilla il dubbio che un mezzo del genere si sarebbe presto bloccato.
E’ proprio vero, smaniamo tutti nell’utilizzare i nostri giocattoli: noi in ciaspole, sci o bici, loro con la jeep. Solo che loro hanno lasciato profondi solchi, sul terreno fangoso e intriso d’acqua per lo scioglimento della neve!



Concludiamo la giornata, e la ciaspolata da Villalago verso il monte Argatone, scendendo fino alla terrazza panoramica che si affaccia sulla Riserva Naturale Regionale Lago di San Domenico e Lago Pio, vista innumerevoli volte dalla strada Regionale ma mai, finora, da lassù.






Temperature e umidità rilevate


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